Lorsignori ci hanno accusato di essere dei selvaggi black bloc e la morsa giudiziaria vuole affibbiarci i reati di resistenza e danneggiamento mentre la sociologia becera interpreta la giornata del 14 dicembre usando schemi retrivi chiamando in causa gli anni ‘70. E come al solito i giornalisti e i vari tuttologi che in queste occasioni fanno a gara a dirla più grossa non ci hanno capito nulla. In realtà per chi quel giorno ha partecipato alla giornata di Roma, all’enorme corteo che ha visto oltre centomila persone manifestare per le strade della capitale, quella è stata una giornata di lotta e di gioia. Giornata di corpi desideranti liberazione, di volontà di riscossa di questo Paese dal fango in cui la classe dirigente in questi anni lo ha precipitato. Sì, ammettiamolo pure, qualcosa si è rotto il 14 dicembre, ma non solo gli sportelli delle banche individuate a ragione come i responsabili della crisi economica che attanaglia l’Europa, non solo i suv e le superautomobili dei ricchi che infestano arroganti le nostre strade, non solo i blindati delle forze dell’ordine che non si fanno alcun problema a caricare e investire all’impazzata i manifestanti in via del Corso, non solo i nasi dei celerini che si fermavano come accade sovente a manganellare manifestanti inermi già caduti in terra. Ma il 14 dicembre si è rotta anche la cappa asfissiante e soporifera imposta ad un corpo sociale composto di giovani studenti, di lavoratori di ogni età, di migranti provenienti da tutto il mondo. Esistenze precarie, resistenze multiple, che ieri hanno mostrato con grande coraggio e determinazione e con il sorriso sulle labbra, il loro rifiuto delle politiche neoliberiste che tagliano ricerca e diritto allo studio, servizi sociali e diritti e ci fanno vivere una vita povera e grigia, la loro contrarietà al riaffermarsi in parlamento di un governo di corrotti, mafiosi, affaristi e reazionari ma anche ad un’opposizione che non si oppone perché compatibile agli stessi interessi “forti” che favoriscono il governo.
Il 14 dicembre 2010 è stata una giornata in cui la base della piramide sociale si è rivoltata e messa di traverso all’incedere criminale delle classi dirigenti di questo Paese. Non smobilitiamo la nostra lotta ma continuiamola nelle scuole e nelle università contro questa infame riforma, sui posti di lavoro contro lo sfruttamento dei padroni, nei nostri territori contro la devastazione ambientale!
Complimenti alle compagne e ai compagni di Roma e a quelli prove-nienti da tutta Italia che hanno dato vita a questa splendida e gioiosa giornata di resistenza. Solidarietà con gli arrestati e i feriti. Noi continueremo a batterci contro lo sfruttamento, per la dignità, per la ricerca della felicità.
PaRTiZan
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